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Il lato oscuro del Metaverso

È difficile identificare le minacce informatiche di uno spazio che non esiste ancora completamente. Ma su una cosa siamo sicuri: quando arriveranno, saranno micidiali. Perché il Metaverso, quella specie di rete che collega e rende interoperabili differenti ambienti di realtà virtuale con l’ausilio di visori e occhiali VR, oggi sembra una barzelletta mal riuscita raccontata da Mark Zuckerberg, ma domani potrebbe diventare una serie di ambienti giganteschi e molto reali dal punto di vista economico e sociale. E conoscendo la natura umana, ci sarà chi cercherà di sfruttarlo per il suo lato oscuro.

 

RICERCA RIVELATORIA

Una delle prime ricerche che mette in luce quali configurazioni potrebbe avere questo spazio virtuale è quella condotta dall’azienda di cybersecurity Trend Micro. Ma i ricercatori non sono gli unici a preoccuparsi: sono in molti quelli che già provano a immaginare come i primi abbozzi di Metaverso verranno trasformati anche in luoghi di incontro e scambio illegale.

 

CRIMINALI VIRTUALI

I rischi possibili nell’immediato futuro sono davvero molti. Il Metaverso prevede l’utilizzo degli NFT per la regolamentazione della proprietà, viste le loro caratteristiche di immutabilità. Però, proprio come accade con i furti di Bitcoin e delle altre criptovalute oggi, gli NFT saranno oggetto di phishing, furti, frodi anche in 3D. Non solo. Le proprietà di “spazi fisici” virtuali nel Metaverso daranno la possibilità di riciclare soldi sporchi con compravendite con valori artificialmente gonfiati e generare un’economia parallela e illegale. Inoltre, la privacy sarà completamente stravolta, perché non solo la possibilità di tracciare i comportamenti degli utenti è ancora tutta da definire, ma il tipo di dati e di azioni che possono essere viste è enormemente più sofisticato e complesso. Infine, fake news, propaganda e ingegneria sociale la faranno da padroni in spazi molto realistici dove però è tutto generato digitalmente e quindi tutto potenzialmente falso.

 

IL FAR WEST

La base del ragionamento che viene fatto è che oggi il Metaverso è ancora sul tavolo da disegno dei progettisti della Rete. Meta, cioè Facebook, ma anche le centinaia di aziende che stanno cercando il modo di investire e personalizzare gli ambienti a loro vantaggio, sono ancora agli inizi. È, a quanto pare, un ambiente embrionale dove non esistono regole e dove sembra che nessuno le voglia mettere. Anzi, come la corsa all’Ovest del vecchio Far West, quando i coloni sbarcati dall’Europa potevano correre verso le grandi pianure e fermarsi per colonizzare gratuitamente tutta la terra che fossero stati in grado di prendere, così nel Metaverso le aziende oggi stanno cercando di acchiappare visibilità e “spazi” (rappresentati dagli NFT) in maniera tale da avere un vantaggio. Ma, proprio come nel Far West dell’Ottocento, nel Metaverso troveranno casa criminali e truffatori. E le forze dell’ordine potranno fare molto poco.

 

LE DOMANDE APERTE

ll vero problema, infatti, non è soltanto l’insicurezza, ma anche la difficoltà a capire come fare a introdurre delle forme di controllo e di sicurezza credibili. Come fare a sorvegliare i territori virtuali? Come attribuirsi le competenze e la giurisdizione? Come ridefinire i reati quando questi diventano virtuali? Sono molti i problemi aperti che stanno preoccupando i ricercatori e gli esperti. E le domande sono tante: come saranno moderate le attività degli utenti e il parlato nel Metaverso? E chi saranno i responsabili? Come verranno controllate e applicate le violazioni del diritto d’autore? Come faranno gli utenti a sapere se stanno interagendo con una persona reale o unbot? Ci sarà un test di Turing per differenziare le AI dagli esseri umani? C’è un modo per salvaguardare la privacy impedendo che il Metaverso venga dominato da poche grandi aziende tecnologiche, come vorrebbe per esempio Meta? Sono tutte domande aperte che, se non trovano risposta adesso, potrebbero diventare problemi cronici del nuovo spazio virtuale.


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