il mese scorso WhatsApp ha corretto l’ennesima vulnerabilità critica nella sua app che avrebbe potuto consentire agli aggressori di compromettere in remoto i dispositivi di destinazione e potenzialmente rubare messaggi e file di chat protetti memorizzati su di essi.
La vulnerabilità – rilevata come CVE-2019-11931 – è un problema di overflow del buffer basato su stack che risiedeva nel modo in cui le versioni precedenti di WhatsApp analizzavano i metadati del flusso elementare di un file MP4, causando attacchi di negazione del servizio o di esecuzione di codice in modalità remota.
Secondo un avviso pubblicato da Facebook, proprietario di WhatsApp, l’elenco delle versioni delle app interessate è il seguente:
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