La diffusione del Wi-Fi ha permesso al mercato informatico l’introduzione di sistemi (quasi) esclusivamente progettati su questa tecnologia: droni, telecamere IP, NAS, smartphone, smart TV e qualunque cosa inizi con “smart” fa sempre più affidamento alle reti senza fili per la connettività.
Questo mese abbiamo voluto costruire un jammer, in italiano si può tradurre come disturbatore, cioè un dispositivo volto a interferire con le comunicazioni fino a renderle inutilizzabili attraverso una tecnica di tipo “Denial of Service”. Se non conosci già questa tecnica la riassumiamo brevemente: il DoS è un metodo che consiste nell’inondare di richieste un dispositivo fino a che quest’ultimo non sia più in grado di risolverne ulteriormente. Gli attacchi DoS sono molto popolari nel mondo Internet, dove è possibile far “decadere” un intero portale attraverso molteplici richieste manipolate sui protocolli TCP/UDP/HTTP. Un jammer Wi-Fi tradizionale di tipo hardware si preoccuperebbe di saturare i canali di comunicazione grazie alla sua “potenza di fuoco”: nel nostro caso ciò non è possibile in quanto la strumentazione è fortemente limitata sul fattore prestazionale (ricordiamo che un jammer hardware a uso professionale può costare anche 500 €!) quindi la strada di disturbare il segnale “nudo e crudo” è da escludere. Un Jammer software come quello che vogliamo usare sul nostro prototipo dovrà quindi deautenticare tutti gli utenti di un solo router/switch centrale attraverso i metodi del tool MDK3.
La lista della spesa per questo progetto è piuttosto contenuta; ti servono: una scheda Wi-Fi che supporti il monitor mode e il packet injection; una Raspberry Pi 3 Modello B,
un dispositivo sicuramente performante rispetto ai suoi antenati e relativamente stabile per il compito. Abbiamo selezionato questo modello poiché, qualora ci venisse la smania di portarlo con noi e testare qualche nostra rete Wi-Fi, basterà collegarlo a un battery pack. Ciò non toglie che potete usare un normale PC o un portatile.
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