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Il codice a barre ha 50 anni…

Noto come codice a barre, questo strumento grafico è uno dei più diffusi sul nostro pianeta per la comunicazione di dati. L’etichetta composta da barre verticali di spessori diversi ha compiuto 50 anni da poco ed è più usato che mai, anche nel mondo digitale, grazie ai nuovi formati creati per codificare più informazioni e consentire, ad esempio, di accedere a siti web senza bisogno di trascrivere lunghi indirizzi http, o gestire e tracciare il flusso delle merci. Il barcode è, insomma, il più importante “ponte” tra mondo fisico e digitale.

 

La storia del codice a barre

Il “barcode” o “codice a barre” è nato negli Usa. La data di nascita ufficiale è il 3 aprile 1973, quando è stato adottato come standard operativo per le aziende che operavono nel settore del largo consumo. È il momento in cui nei prodotti venduti nei supermercati è comparsa l’etichetta con le barrette di spessore diverse, che codificano ciascuna tipologia di prodotto e permettono una gestione più rapida del magazzino e delle casse, grazie ai lettori ottici. Oggi è adottato in 116 Paesi con la dizione di standard GS1 ed è applicato su più di un miliardi di tipi di prodotti. In realtà l’idea di creare un sistema capace di leggere una serie di barre stampate con forte contrasto (tipicamente nero su bianco) era precedente: è stata brevettata nel 1952 da due americani, Norman Joseph Woodland e Bernard Silver, che si erano ispirati al codice Morse con l’obiettivo di leggere delle informazioni codificate in modo veloce e automatico.

 

Le prime applicazioni

Prima delle merci nei supermercati, i codici a barre venivano utilizzati ad esempio sui vagoni ferroviari nel Regno Unito e negli Stati Uniti per gestire la logistica dei grandi scali merci dove ogni giorno passano migliaia di vagoni. Un ingombrante lettore posto all’entrata di uno scalo merci, infatti, registrava il passaggio dei vagoni e informava automaticamente il capostazione. Oltre alla logistica, però, il barcode è entrato nelle fabbriche a partire dagli anni Sessanta, soprattutto nel settore automobilistico, in quel periodo in rapida espansione. Il codice a barre identificava automaticamente le parti delle auto (trasmissione, cambio, semiassi) e le smistava nella catena di montaggio.

 

I codici a barre oggi

Negli ultimi anni il barcode è diventato lo strumento fondamentale per la logistica planetaria. È l’etichetta che permette di identificare e tracciare qualsiasi cosa: merci, pacchetti comprati su Amazon, lettere, prodotti trasportati dalle Poste o dai private, come DHL e UPS. Solo l’eCommerce, ogni giorno, legge più di trecento miliardi di etichette per movimentare all’incirca 150 miliardi di prodotti e pacchetti. I barcode, però, sono utilizzati anche per altri scopi: dai menu dei ristoranti (che vengono letti tramite il telefonino) agli apparecchi medicali che devono essere sempre tracciabili. Non c’è settore in cui, da qualche parte, non sia presente un piccolo barcode. Che non è sempre composto da colonne, ma può assumere anche altre forme, come le matrici dei QR Code.

Il futuro si chiama GS1 DataMatrix, Nei prodotti per la grande distribuzione sta facendo la sua comparsa un nuovo codice a barre a matrice che sostituirà quello tradizionale nel 2025. Il vantaggio è che contiene più informazioni e permette di conoscere il numero di serie, la data di scadenza e il lotto di un prodotto. Inoltre è più piccolo e resistente, occupando così meno spazio sulle confezioni. 

Leggi anche: “La truffa parte da un QR Code

 

*illustrazione articolo progettata da  Freepik

 

 


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