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Il 1 Numero di Hacker Journal

Nel 2001 nasce l’idea di Hackerjournal una rivista che mai nessuno aveva pensato di realizzare e che ne decretò un successo senza precedenti con oltre 200 numeri. Rileggi il mitico numero 1.

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EDITORIALE

Se state leggendo questo editoriale, vuol dire che il numero uno di HJ è in edicola: magari vi starete chiedendo che cosa diavolo avete comprato; che cosa sta dietro ad una idea come quella che avete tra le mani, se davvero possa ritenersi intelligente la trovata di togliersi la maschera e proporsi alla gente (a tutta la gente) in un luogo diverso dalla rete: al di fuori dei protocolli di comunicazione tra macchine e aldilà di nick e proxy server.

Quando mi venne proposto di collaborare alla realizzazione di un mensile dedicato al mondo dell’hacking anche io mi domandai immediatamente: “A che pro?” e subito dopo: “Non esiste in Italia una rivista dedicata all’underground, come mai? Che senso avrebbe?” Ma, a conti fatti, devo dire che un senso l’abbiamo trovato, o quantomeno abbiamo cercato di trovarlo: questo nostro povero Paese soffre di una cronica ignoranza scientifica, e anche informatica. Sempre più di sovente, ad ogni livello sociale, il computer, ed in particolare le reti di computer, giocano un ruolo di estrema importanza: sia da un punto di vista lavorativo che di puro svago, così come da un punto di vista didattico, l’informatica si impone come media e si scontra con l’allarmante arretratezza del nostro background culturale.

Ciò che forse dovrebbe dar da pensare è la velocità con cui questo fenomeno si è verificato ed espanso: in pochissimi anni siamo stati (e in parte siamo ancora) protagonisti di una rivoluzione mediatica di ampie proporzioni. Forse non tutti sono abituati alla fulminea rapidità con cui l’informatica si evolve, ed è normale che sia così: ciò ha fatto sì, purtroppo, che uno degli aspetti più importanti che internet&co si portano dietro sia quasi completamente ignorato dalla stragrande maggioranza dei suoi fruitori: la sicurezza informatica. Avevo qualche perplessità riguardo al titolo di questo periodico: la parola ‘hacker’ non mi piace e non mi è mai piaciuta.

E’ ambigua, ad oggi priva di senso. Se da un lato (quello dell’utenza di massa) identifica erroneamente qualsiasi persona che compia atti illeciti sfruttando le proprie conoscenze informatiche, dall’altro (quello degli addetti ai lavori) equivale a un qualcosa di puramente mistico, e presentarsi ad un newsgroup che tratta di sicurezza dicendo: “Salve a tutti, sono un hacker” equivale più o meno ad entrare al solito bar esordendo con “Salve a tutti, sono Dio”… Identica sarà l’ilarità suscitata.

Ma in una maniera o nell’altra occorre presentarsi. Ed eccoci qui: ciò che vorremmo fare è semplicemente trattare una specifica branca dell’informatica, un’area della conoscenza che troppo spesso viene descritta alle persone solo e unicamente dalle farneticazioni di qualche giornalista ignorante; o trattata in modo ultraspecifico e ultratecnico dai pochi “esperti” che, lavorando in questo settore, non hanno alcun interesse (ed è comprensibilissimo) a perder tempo nella divulgazione. Quello che vorremo riuscire a fare con HJ è proprio colmare questo buco: offrire un appoggio a chi si interessa di questi argomenti, soddisfare la curiosità di chi si avvicina per la prima volta al mondo underground. Nello specifico, non ci interessa dar lezioni morali a nessuno; manifesti e ‘regole per essere un hacker’ le lasciamo a chi ha voglia di dedicarsi a politica e filosofia spicciola, noi vogliamo solo appassionare… A sentirci gente!

A sentirci gente!

 

 


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