Negli ultimi anni il fattore “privacy” ha assunto un ruolo importante nella vita di tutti noi. Spesso la diamo per scontata, ma poi ci ritroviamo con gente che ci telefona per venderci qualcosa oppure ci troviamo davanti dei banner pubblicitari con qualche oggetto o meta turistica che avevamo cercato online giorni prima…
Sono soprattutto i motori di ricerca che effettuano lo scraping dei dati in rete e li mostrano al mondo intero alla velocità della luce. Se, da una parte, gli strumenti di rimozione da quest’ultimi sono sufficientemente maturi, il pensiero di doversi privare di uno strumento come Google o Bing per condurre le ricerche giornaliere è un deterrente che riesce facilmente a convincere l’utente finale a chiudere un occhio e sottomettersi al potere degli algoritmi digitali, sacrificando la propria privacy.
Bastano dieci minuti di attività in rete per profilare abitudini e informazioni di un qualsiasi utente
Un vecchio adagio recita: “Se il servizio è gratis, il prodotto sei tu”. Beh, mai parole furono più vere se si parla dei tanti servizi online a cui accediamo più volte al giorno gratuitamente. Ma se sei stanco di questa situazione un rimedio c’è: costruirti un meta-motore di ricerca in grado di “nascondere” i tuoi dati.
Ciò che scoprirai leggendo Hacker Journal 221 è come erigere un sito Web in grado di attingere da diverse fonti (Google, Bing ma anche Flickr, Ask, Wikipedia, Reddit, Startpage e molti altri) e mostrare i risultati delle tue ricerche in una SERP contenuta in un’applicazione Web completamente personalizzabile. Così facendo sarà il server Web (ovvero il contenitore che raccoglie le informazioni al tuo posto) a fare richiesta ai vari search engine: ciò si tradurrà in un’anonimizzazione del client che userà il nostro motore di ricerca come se fosse un proxy.
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