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Facebook presenta il nuovo Logo del gruppo

Redazione

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Facebook ha presentato oggi un nuovo logo che dovrebbe rappresentare la casa madre proprietaria di Facebook, Instagram, WhatsApp e altro. Il logo dice semplicemente “Facebook”, con nu nuovo  carattere distintivo. Una GIF mostra il segno denominativo visualizzato in diversi colori per rappresentare i diversi marchi: blu per Facebook, verde per WhatsApp, rosato per Instagram e così via.

Facebook afferma che l’obiettivo di includere “da Facebook” è far sapere alla gente che le sue app hanno “infrastrutture condivise” e fanno affidamento su molti degli stessi team. “Le persone dovrebbero sapere quali aziende producono i prodotti che utilizzano”, scrive Antonio Lucio, Chief Marketing Officer di Facebook.


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Test hardware: ZimaBoard 832

Un SBC con CPU Intel molto versatile e a bassi consumi

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La Raspberry è molto versatile, ma se cerchiamo un dispositivo per creare un server casalingo e non ci interessa il GPIO, cioè il lato da maker della RP, ci sono anche altre opzioni: una delle migliori è la ZimaBoard 832.

 

CPU Intel, non ARM

La ZimaBoard è un SBC basato su una CPU Intel Celeron N3450 con 4 core e una frequenza di clock di 1,1-2,2 GHz. La CPU integra la scheda grafica HD Graphics 500 e a bordo dell’SBC troviamo 8 GB di RAM e come disco un eMMC da 32 GB. Su questa unità eMMC il produttore ha preinstallato CasaOS, un sistema basato su Debian 11 a cui si accede tramite un’interfaccia Web davvero molto semplice, nonché bella da vedere. La macchina è comunque compatibile con Linux, Windows, Android, LibreELEC, OpenWRT e pfSense. L’intero corpo in metallo della ZimaBoard agisce da dissipatore passivo, e lo chassis integra tutte le porte che potete leggere nella scheda qui a fianco. Da evidenziare la presenza di un connettore PCIe 2.0 4x che apre ampie possibilità di espansione. Difatti dal sito del produttore possiamo acquistare alcune schede d’espansione per collegare più unità SSD (anche NVMe) o per avere più porte di rete o HDMI.

Volendo, è possibile installare CasaOS anche sulla nostra distro Linux e sulla Raspberry Pi. E se le tante app installabili non ci bastano, ne troviamo altre qui.

Ma cosa ci faccio?

In breve… di tutto. La scheda supporta la virtualizzazione e da qui ad arrivare a Docker e container installando Portainer il passo è breve. La presenza di due porte di rete Gigabit ne suggerisce l’uso come firewall, per esempio, o come strumento per bloccare le pubblicità con PiHole. Oppure il poter collegare due unità SSD ci fa pensare a un ottimo sistema di backup per le altre macchine della nostra rete o all’installazione di Nextcloud, così da creare un nostro cloud personale con funzioni di collaborazione. O ancora, la capacità di transcodifica e decodifica video ne implica l’uso come media center installando Plex o Emby. E non mancano neanche le app per la smart home (Home Assistant), per lo scaricamento di file (JDownloader 2 e Transmission), per l’IA (Stable Diffusion)… e altro ancora. Tutte queste funzioni sono attivabili semplicemente installando e configurando la relativa app dall’interfaccia grafica di CasaOS, super semplice, e il tutto considerando che i consumi energetici sono limitati a circa 6W. Per saperne di più guardate questo video.

 

Specifiche tecniche

CPU: Intel Celeron N3450 con 4 core a 1,1- 2,2 GHz

Memoria: 8 GB

Archiviazione: eMMC da 32 GB

Connettività: 2 Gigabit Ethernet

Connettori: 1 Mini-DisplayPort 1.2 4K@60Hz, 2 USB 3.0, 1 PCIe 2.0 x4, 2 SATA 6 Gbit/s

Consumi: 6W

 

Leggi anche: “Armadillo Firewall Hardware protezione USB


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Tecnologia

Sound Blaster GS5, la soundbar ideale per videogame e film

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La nuova soundbar di Creative

Creative Technology ha messo in commercio la Sound Blaster GS5, una soundbar dall’aspetto piuttosto elegante e dalle dimensioni compatte, così da migliorare l’esperienza audio occupando il minimo spazio.

Le dimensioni della soundbar

Fonte: sito Web Creative Technology

Ottima connettività e grandi prestazioni

Le possibilità di connessione con altri dispositivi sono varie. Troviamo infatti un ingresso ottico (Toslink), un jack AUX-in da 3,5 mm, l’uscita Cuffie e l’USB Audio (Type C). Inoltre ci si può collegare alla soundbar via Bluetooth 5.3. Insomma, grazie a tutte queste connessioni possiamo collegare la soundbar in modalità plug-and-play con TV, PC, smartphone e console di gioco. Inoltre, l’illuminazione RGB
personalizzabile aggiunge un tocco di stile e il telecomando incluso consente regolazioni rapide al volo.

Dal punto di vista delle prestazioni audio, Creative sottolinea la potenza della sua tecnologia SuperWide che crea un palcoscenico sonoro più ampio e immersivo, perfetto per sessioni di gioco o serate di home cinema con la famiglia e gli amici. Anche se le sue dimensioni sono piuttosto compatte, questa soundbar riesce a diffondere un audio potente con bassi profondi e un suono cristallino. È alimentata da driver racetrack fullrange avanzati e da un port tube integrato con una potenza di picco fino a 60 W, che rende vivo ogni suono, dai sussurri sottili alle esplosioni drammatiche.

Sound Blaster GS5 è dotata di due modalità SuperWide: Near Field per l’uso su desktop e Far Field per spazi più ampi, garantendo un’esperienza audio ottimale indipendentemente dall’impostazione.

 

Soundbar Creative

Prezzi e Disponibilità

Sound Blaster GS5 è disponibile su creative.com/SBGS5 al prezzo di € 69,99.


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Tecnologia

Media Center sulla Raspberry

Basato su Kodi e Debian, la distro OSMC (Open Source Media Center) consente di riprodurre facilmente contenuti multimediali dalla rete locale, dai dispositivi di archiviazione collegati e da Internet utilizzando la Raspberry Pi

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SMC (Open Source Media Center) è un sistema operativo basato su Debian progettato specificamente per trasformare la Raspberry Pi o altri dispositivi in un media center completo. Sfrutta Kodi (precedentemente conosciuto come XBMC da Xbox Media Center) e offre un’interfaccia utente elegante e facile da usare, ottimizzata per essere utilizzata sui televisori con i telecomandi. Permette di ottenere, con una spesa minima, un setup funzionale che tiene testa a quelli di soluzioni molto più costose.

Il progetto OSMC lavora a stretto contatto con gli sviluppatori di Kodi per ottimizzare la fruibilità del programma e dare un’esperienza ottimale sulla Raspberry Pi

 

Non solo sulla Pi

Le solide fondamenta di Debian consentono al team di OSMC di concentrarsi sull’ottimizzazione dell’esperienza del lettore multimediale Kodi piuttosto che sulla manutenzione dell’intero sistema operativo; il risultato è una distro specialistica facile da installare e da usare. Sono disponibili aggiornamenti regolari (mensili), ma non siete forzati ad adottarli, quindi potete avere i vostri tempi. Anche scaricare applicazioni per personalizzare la vostra esperienza è facile attraverso l’app store e potete gestire tutto con il vostro telecomando. OSMC funziona su tutti i modelli di Raspberry Pi, ma il sito consiglia di utilizzare una scheda SD di Classe 10, un’alimentazione stabile e almeno una Pi Model 2. Il progetto OSMC lavora a stretto contatto con gli sviluppatori di Kodi per ottimizzare il programma. Questa stretta integrazione contribuisce a fornire un’esperienza Kodi raffinata e affidabile sulla Raspberry Pi. Al posto della Pi è possibile utilizzare anche una Apple TV di prima generazione o il dispositivo ufficiale di OSMC Vero V. A un prezzo di circa 170 € spedizione inclusa, offre un processore ARM 64-bit quad-core da 2 GHz, 4 GB di RAM DDR4 e 32 GB di memoria eMMC, oltre a Wi-Fi 802.11 ac/n/g/b e Bluetooth 4.0, porte USB 2.0 e USB 3.0 e uno slot per schede micro SD. Supporta la risoluzione 4K e vari formati HDR come HDR10, HDR10+ e HLG. Qualunque sia il dispositivo con cui scegliete di usarla, la combinazione di una base stabile, l’elevata integrazione con Kodi, il supporto per molti formati e lo sviluppo attivo fanno di OSMC un’ottima distro per creare il proprio media center.

In alternativa a un qualsiasi modello di Pi potete adottare il dispositivo ufficiale di OSMC, Vero V, che è stato studiato specificamente per la distribuzione e offre ottime prestazioni

 

 


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Espandi il Raspberry Pi con M.2 HAT+

Più spazio e velocità di trasferimento per la vostra Pi 5! Ecco la recnsione del Raspberry Pi M.2 HAT+

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Se avete sempre desiderato avere un’unità disco interna per una maggiore capacità di memorizzazione e un’esperienza di calcolo più veloce sulla vostra Pi… ora potete averla collegandola con una spesa minima. Quando la Raspberry Pi 5 è stata lanciata l’anno scorso, tra le sue nuove caratteristiche figurava un connettore di espansione PCI Express (PCIe). Si tratta di un piccolo connettore FFC (flexible flat cable) a 16 vie, posizionato all’estrema sinistra della scheda, dove si trovava il connettore del display MIPI sulle Pi più vecchie, e ospita un bus PCIe 2.0 a corsia singola (una coppia di trasmissione, una di ricezione e una di clock). E ora è diventato di estrema utilità! Con il Raspberry Pi M.2 HAT+ è infatti possibile collegare alla Pi 5 periferiche M.2, come unità NVMe e acceleratori AI, attraverso l’interfaccia PCIe 2.0. Questo offre un significativo miglioramento della velocità di trasferimento dei dati, supportando fino a 500 MB/s, molto più di quanto si possa ottenere con le migliori schede microSD.

Con il Raspberry Pi M.2 HAT+ potete collegare alla Pi 5 periferiche M.2, come unità NVMe e acceleratori AI, attraverso l’interfaccia PCIe 2.0

Assicuriamoci di avere il firmware aggiornato

L’M.2 HAT+ converte il connettore PCIe della Raspberry Pi 5 in un singolo connettore M.2 M key edge e consente di collegare qualsiasi dispositivo che utilizzi i fattori di forma 2230 o 2242. Può fornire fino a 3A di potenza e utilizza la specifica HAT+ di Raspberry Pi, che consente a Raspberry Pi OS di rilevare automaticamente l’HAT+ e i dispositivi collegati. In ogni caso, è utile assicurarsi che la vostra Raspberry Pi esegua il software più recente con il comando: sudo apt update && sudo apt upgrade

 Quindi, verificate il firmware in uso con: sudo rpi-eeprom-update

 Se la data indicata è del 6 dicembre 2023 o successiva, procedete all’aggiornamento del firmware all’ultima versione con il comando: sudo rpi-eeprom-update –a

 Se la data è precedente al 6 dicembre 2023, prima di eseguire questo comando aprite la CLI di configurazione della Raspberry Pi con sudo raspi-config e, in Advanced Options > Bootloader Version, scegliete Latest. Quindi, uscite da raspi-config con Finish o con il tasto Esc. Eseguite ora il comando per aggiornare il firmware e riavviate con: sudo reboot

 Avrete così a vostra disposizione tutta la comodità di questa scheda, che permette di usare oggi più che mai la Pi come PC da scrivania. I distanziatori inclusi forniscono ampio spazio per inserire anche il Raspberry Pi Active Cooler sotto un M.2 HAT+, ma per utilizzare il case della Raspberry Pi 5 è necessario rimuovere il coperchio e la ventola in dotazione. Vediamo in dettaglio le specifiche:

Interfaccia: PCIe 2.0 a corsia singola (velocità di trasferimento di picco di 500 MB/s)

Connettore: Supporta i dispositivi che utilizzano il connettore M.2 M key edge

Fattore di forma: Supporta dispositivi con fattore di forma 2230 o 2242

Alimentazione: In grado di fornire fino a 3A ai dispositivi M.2 collegati

 

Leggi anche: “Raspberry Pi5 ai raggi X


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La serratura è smart con SwitchBot Lock Pro

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Con SwitchBot Lock Pro la porta diventa smart senza modificare la porta stessa

SwitchBot è uno dei migliori produttori di dispositivi domotici in circolazione. L’ultima loro creazione è SwitchBot Lock Pro, device pensato per automatizzare l’apertura e la chiusura delle porte di casa senza sostituire la serratura attualmente in uso. È la versione aggiornata del modello precedente, SwitchBot WiFi Smart Lock, ed è più adatta alle porte che abbiamo nel nostro Paese (e in generale in Europa) sia quelle che, dall’interno di casa, si aprono con la chiave sia quelle dotate di pomello. Mettiamolo alla prova!

Unboxing

Premettiamo che per sfruttare tutte le capacità del Lock Pro è necessario usare anche lo SwitchBot Hub Mini Matter Enabled e lo SwitchBot Keypad (in versione Touch o meno); su Amazon al momento di andare in stampa li troviamo in kit, assieme alla serratura, con prezzi di listino di circa 240 € (scontati a 190 € su Amazon e il sito di SwitchBot), ma molto spesso si trovano in offerta. Il primo ci consente, per esempio, di sfruttare l’integrazione con il protocollo Matter, mentre il tastierino numerico è molto comodo per chi vuole installare il Lock Pro nella porta di una casa in affitto breve/b&b: invece di lasciare le chiavi agli ospiti, potremo impostare un codice che poi cancelleremo al termine del periodo d’affitto. Con la versione Touch è possibile usare l’impronta digitale (se ne possono memorizzare fino a 100). In totale, oltre alle impronte digitali, Lock Pro offre 15 soluzioni di sblocco con generazione passcode monouso sblocco da remoto dal telefono e uso di comandi vocali con l’assistente preferito.

Installare Lock Pro è abbastanza facile

Installazione

La serratura smart si può installare sia che la nostra porta abbia un pomello sia che si apra/chiuda con la chiave anche dall’interno. Dall’esterno continueremo a usare la chiave normale per aprire/chiudere. La procedura è guidata dall’app SwitchBot passo per passo e nella confezione troviamo tutto ciò che ci serve. In base al tipo di porta possiamo installare Lock Pro usando uno dei due accessori forniti: il primo (A) lo useremo con chiavi che sporgono per più di 3 cm, il secondo accessorio (B) se la chiave sporge meno di 3 cm. Troviamo anche otto adattatori da collegare al perno del pomello della nostra porta (pomello che è da svitare tramite una vite laterale). Una volta inserito l’adattatore corretto, Lock Pro si aggancerà a incastro. Di fianco a Lock Pro dovremo installare anche un piccolo sensore magnetico, fissato con il biadesivo, che verifica che la porta sia chiusa correttamente e ci invia una notifica in caso contrario. Una nota: per sapere se la nostra porta è compatibile con Lock Pro possiamo visitare questo URL e rispondere ad alcune domande.

Configurazione

Installato Lock Pro si rimuove la linguetta che sblocca il comparto batterie e la serratura prende vita. Lock Pro è alimentato da quattro pile AA, ma in commercio si trova anche una batteria al litio ricaricabile. Il coperchio per accedere al vano batterie è magnetico, quindi non serve alcuno strumento per aprirlo. A questo punto si passa all’app SwitchBot sullo smartphone seguendo passo passo quanto indicato (le istruzioni sono in italiano).

Questa operazione serve per calibrare la serratura. Una volta terminato, potremo aprire la porta con l’app, ruotando la manopola presente sul Lock Pro o premendola; dall’app si può decidere se serve una singola pressione sulla manopola, o una doppia pressione (magari per evitare tocchi involontari). Sempre via app si può, per esempio, far chiudere in automatico la porta dopo un certo tempo. Lock Pro è dotata di connettività Bluetooth: per controllarla da remoto e per integrarla con il resto della nostra domotica serve l’Hub Mini.

Per esempio, grazie all’hub potremo comandare a voce la serratura usando Alexa o Google Home (anche se questa opzione d’apertura è l’unica che non pensiamo di usare). Rispetto alla prima versione della serratura smart di SwitchBot, il motore interno è più potente. Infine, una nota riguardo la sicurezza: Lock Pro integra una batteria interna che fornisce energia per l’apertura della serratura anche quando le pile AA sono scariche (che hanno un’autonomia di 6/9 mesi). Insomma, non si rischia di rimanere chiusi fuori casa e in ogni caso l’app ci avverte per tempo quando le batterie si stanno scaricando. Al posto delle pile AA è possibile acquistare un pacco batterie al litio che è quindi ricaricabile.

Super offerta!!!

In occasione del prossimo Amazon Prime Day (dal 9 al 17 luglio 2024), sia sul sito di Amazon che su quello di SwitchBot potrai acquistare un gran numero di dispositivi di SwitchBot (Lock Pro compreso) con degli ottimi sconti che arrivano anche fino al 40%. Inoltre, dal 9 al 15 luglio puoi sfruttare un 5% ulteriore di sconto inserendo il codice promo 5OFFYCPDSB (anche in questo caso, valido sia su Amazon sia sul sito di SwitchBot). Insomma, un’occasione da non perdere!


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Tecnologia

Blink presenta una videocamera compatta per uso interno ed esterno

La nuova Blink Mini 2 è dotata di notifiche intelligenti abilitate alla visione computerizzata, tra cui il rilevamento delle persone, un faretto LED integrato con visione notturna a colori, un campo visivo più ampio e una migliore qualità dell’immagine, il tutto racchiuso in un nuovo design compatto

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La nuova videocamera Blink Mini 2 ha un design compatto e resistente alle intemperie e può essere installata all’interno o all’esterno con l’acquisto del nuovo alimentatore di corrente resistente alle intemperie di Blink.

Il dispositivo offre una migliore qualità dell’immagine in condizioni di scarsa illuminazione, un campo visivo più ampio e un faretto LED integrato per la visione notturna a colori, oltre alle funzioni di sicurezza intelligenti che i clienti Blink già conoscono e apprezzano, come l’audio bidirezionale, video HD nitidi e il rilevamento del movimento. Alimentato da un chip personalizzato, Blink Mini 2 utilizza la visione computerizzata (CV) sul dispositivo per supportare le notifiche intelligenti, compreso il rilevamento delle persone, disponibile con un piano di abbonamento Blink.
Il cuore di Blink Mini 2 è il chip personalizzato dell’azienda, progettato per offrire ai clienti dispositivi di qualità superiore a un prezzo accessibile. Il chip di Blink supporta molte delle funzioni principali di Mini 2, tra cui l’aggiunta del rilevamento delle persone abilitato dalla visione computerizzata. Grazie alle notifiche intelligenti e al rilevamento delle persone, i clienti possono ricevere avvisi solo quando viene rilevata una persona piuttosto che un animale o un oggetto.

Il design compatto di Blink Mini si rinnova

Blink Mini 2 conserva le stesse dimensioni, ma è ancora più potente grazie a un faretto LED integrato che consente la visione notturna a colori, un campo visivo più ampio e una migliore qualità dell’immagine. Novità di questa generazione è la resistenza alle condizioni esterne se il dispositivo è abbinato all’alimentatore di corrente resistente alle intemperie di Blink. Il design elegante di Mini 2 consente di collegare facilmente la telecamera ovunque sia necessario, dal tavolino vicino alla cuccia del cane alla grondaia del garage.

Costruita nel rispetto della privacy

Come per tutte le telecamere Blink, anche con Blink Mini 2 i clienti hanno il pieno controllo sulle impostazioni inerenti alla privacy. Attraverso l’app Blink, si possono personalizzare la privacy e le zone di attività, registrando solo ciò che desiderano ed escludendo aree, come strade trafficate adiacenti alla proprietà.Tutta l’elaborazione delle immagini avviene localmente sul dispositivo. I clienti Alexa possono utilizzare le Skills Alexa Blink Smarthome per collegare Mini 2 a un dispositivo Echo e ricevere avvisi, controllare la Live View on-demand, attivare e disattivare la telecamera e altro ancora.

 

Ancora più funzionalità con l’abbonamento Blink

Con un piano di abbonamento Blink, si possono sbloccare ulteriori funzioni come il rilevamento delle persone, la registrazione video nel cloud, fino a 60 giorni di cronologia video illimitata e l’accesso rapido per guardare i video non appena vengono registrati. I clienti possono anche trasmettere fino a 90 minuti di visione in diretta continua per sessione. I piani di abbonamento a Blink partono da 3 euro al mese o 30 euro all’anno per dispositivo. Blink Mini 2 è disponibile a partire da 39,99 euro. Per l’uso all’aperto, è possibile acquistare in bundle Blink Mini 2 con l’alimentatore di corrente resistente alle intemperie di Blink al prezzo di 49,98 euro.

 

Leggi anche: “Il pericolo arriva dalla webcam


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La tecnologia nelle tessere della metro

Le carte trasporto servono a ridurre lo spreco di carta, velocizzare il transito dei passeggeri e semplificare i  pagamenti, ma in Asia permettono anche di fare i micropagamenti

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A Londra si chiama Oyster Card. A Tokyo Suica, a Hong Kong Octopus, a Parigi Navigo. A Milano Itinero. Sono le carte trasporti: economiche, con dimensioni di una carta di credito e un chip all’interno che consente di caricare il credito per i biglietti o l’abbonamento e che viene vidimata da lettori contactless sui tornelli all’entrata delle metropolitane o su delle paline su autobus e tram. Ogni giorno questa tecnologia viene usata da centinaia di milioni di persone con le diverse card. L’ambizione è quella di eliminare per sempre lo spreco di biglietti di carta e fare anche micropagamenti: pagare il caffè o comprare il giornale in metro. Tuttavia, la concorrenza dei bancomat a circuito aperto e delle app per smartphone ne sta rallentando lo sviluppo.

 

Tecnologia giapponese

L’invenzione delle card è giapponese e risale alla fine degli anni Ottanta. La prima grande applicazione operativa però è nata a Hong Kong nel 1993. Qui la società di trasporti MTR assieme alle società private Kowloon-Canton Railway, Kowloon Motor Bus, Citybus e Hong Kong-Yaumati Ferry decise di adottare la tecnologia sviluppata da Sony. L’obiettivo era unificare il sistema di pagamento di cinque operatori diversi e rendere fluido il passaggio di milioni di pendolari ogni giorno.

 

La carta della felicità

La tecnologia di base è stata sviluppata dalla multinazionale giapponese Sony e si chiama FeLiCa, “Felicity Card”. Basata su un sistema di crittografia dinamica che rende impossibile la falsificazione, la FeLiCa è un chip molto economico di tipo RFID-NFC passivo: viene alimentato con la corrente del lettore durante il passaggio e quindi non richiede batterie. Il trasferimento dati avviene in pochi centesimi di secondo ed è a prova di errore, anche perché, se non viene completato, la carta mantiene le informazioni precedenti. Dal 2016 il chip è integrato negli iPhone e Apple Watch e su molti telefoni Android. L’obiettivo che si era posto Sony era fornire una tecnologia che riducesse lo spreco di carta dei biglietti, semplificasse il passaggio dei viaggiatori rendendolo più veloce e unificasse in qualche modo i biglietti in città che hanno più gestori concorrenti, per esempio quelle giapponesi. Tokyo, che ha 290 fermate nei 310 km di metropolitana e oltre 600 treni di superficie senza contare le più di 20 mila fermate di autobus, utilizzava un sistema complesso per calcolare la tariffa di un biglietto per un viaggio che richiedeva l’uso di mezzi pubblici di aziende diverse. Adesso con una carta Suica, Pasmo o Icoca si può fare tutto senza bisogno di altro che un “tap” sugli appositi lettori.

Dal 2016 le carte trasporti entrano nei telefonini sotto forma di app ricaricabili direttamente dallo smartphone e si usano al posto delle card contactless per usare la metropolitana e i mezzi di superficie.

Un wallet per tutti

Il successo dello standard Fe-LiCa è dovuto anche a un altro fattore. Consente i micropagamenti nei bar e negozi vicini alle stazioni e funziona quindi da wallet, da borsellino elettronico. Utilizzando il credito caricato sulla card, infatti, in molti Paesi (ma non in Italia) si possono fare piccoli acquisti e i pendolari la utilizzano sempre più spesso al posto di contanti, bancomat e carte di credito.

 

Leggi anche: “Apple Pay consente di effettuarei pagamenti contactless con iPhone bloccati


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