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I datacenter sono molto particolari

Sotto una montagna o nelle profondità del mare, i centri di calcolo sono ovunque

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Dov’è il datacenter più grande del mondo? In Cina: l’ha costruito China Telecom a Hohhot e ha una superficie totale di 990mila metri quadrati, circa 245 campi da calcio. Proprio accanto, China Mobile ha costruito un’altra struttura da 650mila metri quadrati. Questa è all’incirca la dimensione di Citadel Campus, realizzato da Switch in Nevada, USA. Il primo “grande” datacenter europeo è a Cardiff ed è di “appena” 185mila metri quadrati, circa 45 campi da calcio. Il mondo dei server, posizionati in centri di calcolo (datacenter) è enorme e pieno di stranezze. Nonostante gli sforzi per venire standardizzato. Infatti, i server hanno tutti dimensioni standard e un fattore di forma specifico. Si tratta di “Unità” da 44,5 centimetri in altezza. Gli armadi o “rack” sono alti 180 Sotto una montagna o nelle profondità del mare, i centri di calcolo sono ovunque cm e hanno posto per 42 Unità, che possono però corrispondere anche a server da 2U, 3U o 4U di altezza. Il consumo di un rack pieno e nel quale i server girano alla massima potenza è di 6 Kilowatt-ora. In un centro di calcolo di media grandezza ce ne sono alcune migliaia. La capacità di un datacenter  viene calcolata sulla base di quanta energia elettrica consuma per tenere accesi i server (45% del totale) e per raffreddarli (55%). L’utilizzo energetico medio di un datacenter hyperscale (pensato per il calcolo “potente”) si aggira intorno ai 20-50 MW all’anno. È la quantità di energia necessaria per alimentare fino a 37 mila abitazioni. Tanto che in Germania hanno costruito Cloud&Heat non solo per calcolare ma anche per fare da centrale termica e riscaldare alcune migliaia di case.

 

Come si raffreddano?

Per cercare di risolvere il problema del raffreddamento sono state pensate varie soluzioni. Una, originale, è di OVH Roubaix che ha messo 135mila server in un edificio cubico con un centro cavo che crea una ventilazione forzata, come un gigantesco cubo Borg. Ma il raffreddamento dei singoli server è a liquido, la scelta più logica, rispetto alle ventole. Servono però liquidi inerti e costosi da smaltire. Microsoft ha pensato di fare di più e, nel 2015, ha avviato la fase 1 del progetto Natick: un datacenter sottomarino con 24 server. In realtà un semplice container stagno immerso nell’Oceano Pacifico. L’acqua fredda abbassa naturalmente la temperatura del container. Nel 2020 è iniziata la fase 2, con altri quattro centri di calcolo sottomarini. Un vantaggio ulteriore? La vicinanza. Il 50% della popolazione mondiale vive a meno di 100 Km dal mare: i datacenter costieri riducono radicalmente la latenza delle connessioni. Ma oltre che sott’acqua, i datacenter vanno anche sottoterra. Più raramente sotto una montagna perché sono ambienti  naturalmente caldi (la temperatura sotto il San Gottardo è di circa 38 gradi). Meglio i bunker di vecchie installazioni militari e caveau di banche. Come il CyberBunker, costruito dalla NATO durante la Guerra Fredda, in grado di resistere a un EMP (l’impulso elettromagnetico di una testata nucleare) e poi di  funzionare in modo efficiente per 10 anni, anche se non è rimasto molto del mondo esterno. Altre  soluzioni? I centri di calcolo mobili o “diffusi”, come quelli di Elliptical Mobile Solutions (EMS). Possono essere spostati, un rack alla volta, ovunque in tempi rapidissimi e funzionare anche separatamente.

Il server di Matusalemme. Un server Cisco per il traffico di rete è acceso da 25 anni e otto mesi, senza mai un riavvio. Ma non è niente rispetto al computer di bordo della sonda Voyager 2, lanciata il 20 agosto 1977. Il Flight Data System (FDS) a 8 bit con 4 MB di RAM e 40 MB di memoria da 554 mesi invia regolarmente dati da oltre il sistema solare.

 

 

Quanto valgono i centri di calcolo

Se i dati sono l’oro del XXI secolo, i server nei centri di calcolo sono le macchine più importanti. Dal cloud per il lavoro da remoto alla Internet delle cose, dai servizi di streaming e logistica fino al gaming online, i datacenter sono onnipresenti. Il 14% dell’energia elettrica del pianeta viene usato per alimentarli e raffreddarli (sarà il 20% nel 2025) e l’impatto sull’ambiente è il doppio di quello di tutto il comparto del trasporto aereo civile. Oggi i centri di calcolo per il cloud nel mondo sono circa ottomila, il 33% dei quali negli USA (in Italia sono meno di 100) per un valore che supera i 400 miliardi di dollari. La sfida più grande: trovare luoghi sicuri (senza terremoti, alluvioni o rischi geopolitici) e con energia elettrica economica dove aprirne altri 5.000 nei prossimi cinque anni.

 

 

Leggi anche: “Attacco al datacenter dell’unione dei comuni

 


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I migliori Open Source: Haruna

Un lettore multimediale con interfaccia intuitiva, supporto per vari formati, playlist, sottotitoli e streaming

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Haruna è un lettore multimediale basato su libmpv e progettato per offrire un’esperienza di visione personalizzabile e potente. Grazie alla sua interfaccia moderna e intuitiva, facilita la gestione dei contenuti multimediali, supportando una vasta gamma di formati video e audio. Permette anche di personalizzare scorciatoie da tastiera e comandi, consentendo di adattare il lettore alle proprie preferenze. Haruna include funzionalità come il supporto per le playlist, la visualizzazione dei sottotitoli e l’integrazione con servizi di streaming online, permettendo di riprodurre contenuti direttamente da YouTube e altre piattaforme. La gestione dei sottotitoli è ottimizzata con opzioni per scaricarli automaticamente, sincronizzarli con il video e personalizzarne l’aspetto.

Un lettore multimediale con interfaccia intuitiva, supporto per vari formati, playlist, sottotitoli e streaming

L’interfaccia utente è altamente configurabile, con opzioni per modificarne l’estetica, i controlli e le impostazioni di riproduzione. Haruna supporta il picture-in- picture, consentendo di guardare i video in una finestra ridotta mentre si svolgono altre attività. La possibilità di annotare i video e di creare segnalibri aiuta a gestire meglio i contenuti e a ritrovare facilmente i momenti importanti. Inoltre, il programma offre il supporto per l’accelerazione hardware, migliorando la riproduzione di video ad alta definizione e riducendo l’uso della CPU. Il lettore è infine integrato con il sistema KDE Plasma, garantendo una simbiosi perfetta con l’ambiente desktop e migliorando l’esperienza complessiva dell’utente.

Per scaricare il software clicca qui.

 

 

Leggi anche: “Compleanno storico per l’Open Source


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Addio alla privacy negli USA?

Nonostante i tentativi dei repubblicani di bloccare una versione precedente del disegno di legge, la Camera dei Rappresentanti ha rinnovato con successo una dura legge di sorveglianza

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La Camera americana ha approvato il finanziamento della Sezione 702 del Foreign Intelligence Surveillance Act (FISA) del 1978 con un voto di 273 a 147. Un gruppo di 19 legislatori conservatori aveva inizialmente impedito un voto procedurale mercoledì 10 aprile. Tuttavia, il presidente della Camera, Mike Johnson (R-LA), è riuscito a convincerli a ritirare il loro veto. La mattina del 12 hanno accettato di permettere il voto a condizione che Johnson riducesse il finanziamento della Sezione 702 da cinque a due anni e tenesse un voto separato su un emendamento che avrebbe richiesto all’FBI e ad altre agenzie di intelligence di ottenere mandati prima di utilizzare il programma contro gli americani. Cosa succede ora? Beh, in pratica, la Sezione 702 del FISA consente al governo di intercettare, senza bisogno di un mandato, le comunicazioni di stranieri individuati all’estero, anche quando questi comunicano con cittadini americani.

 

IN PASSATO

Circa dieci anni fa ci fu uno scandalo legato alla privacy che, volevo, di potrebbe etichettare come l’inizio di tutto quello che sta accadendo in questi giorni. Tutto nacque da alcune rivelazioni di Edward Snowden, l’ex contractor dell’intelligence statunitense che, nel giugno 2013, ha svelato i programmi di sorveglianza globale condotti dalla National Security Agency (NSA). Snowden ha dichiarato di essere stato spinto da un senso di responsabilità verso i cittadini e il diritto alla privacy, ritenendo che il pubblico dovesse essere informato delle azioni segrete del governo. Il suo obiettivo era avviare un dibattito pubblico sull’equilibrio tra sicurezza nazionale e diritti individuali, sottolineando l’importanza di una sorveglianza governativa trasparente e responsabile.

Le rivelazioni di Snowden hanno scatenato uno tsunami mediatico noto come “datagate”. Nel giugno 2013, il The Guardian ha pubblicato una serie di articoli che svelavano i dettagli dei programmi di sorveglianza di massa dell’NSA, tra cui il programma PRISM. Questo prevedeva la collaborazione tra l’NSA e le principali aziende tecnologiche per accedere ai dati degli utenti. Gli articoli hanno rivelato che l’NSA poteva accedere ai server delle aziende, raccogliendo una vasta quantità di informazioni sugli utenti: chiamate, messaggi di testo, e-mail, chat, foto, video e altri tipi di dati.

 

L’IMPATTO POLITICO

Le rivelazioni di Snowden hanno avuto conseguenze di vasta portata, sia a livello nazionale che internazionale. Hanno provocato indignazione pubblica e proteste globali, con cittadini preoccupati per la violazione della loro privacy e l’abuso di potere da parte delle autorità nordamericane. Le relazioni diplomatiche tra gli Stati Uniti e i loro alleati, in particolare gli Stati europei, sono diventate tese. La crescente sensibilità verso questi temi ha portato a una marcata diffidenza verso il sistema statunitense, giudicato eccessivamente permissivo nell’accesso ai dati personali da parte delle autorità governative.

 

LA RISPOSTA DEGLI STATI UNITI

Dopo le rivelazioni di Snowden, l’ex presidente Barack Obama ha emesso diversi executive order per rivedere i programmi di sorveglianza. Uno dei più importanti è stato l’incarico alla Privacy and Civil Liberties Oversight Board (PCLOB) di fare raccomandazioni riguardo al programma di raccolta di registri telefonici noto come Sezione 215 del Patriot Act, e il programma di sorveglianza di non cittadini statunitensi, Sezione 702 del Foreign Intelligence Surveillance Act. Nel 2014, PCLOB ha emesso rapporti con raccomandazioni per la riforma di entrambi i programmi. Sebbene la Sezione 215 sia scaduta nel 2020, PCLOB sta sviluppando un nuovo rapporto sulla Sezione 702, previsto per quest’anno, per informare il dibattito pubblico e congressuale sulla sua riautorizzazione.

Attivo dal 2007, il programma PRISM permetteva all’NSA di raccogliere informazioni da aziende tecnologiche come Google, Facebook, Microsoft e Apple. L’agenzia poteva richiedere dati sugli utenti senza bisogno di un mandato giudiziario, sfruttando l’ampia collaborazione delle aziende tecnologiche

LE SFIDE ATTUALI

Nonostante le riforme, la sorveglianza rimane un tema di dibattito negli Stati Uniti. L’NSA continua a utilizzare la sua autorità secondo la Sezione 702 per raccogliere contenuti e metadati di comunicazioni di non americani all’estero, comportando anche la raccolta incidentale di comunicazioni di americani. La Sezione 702 scadrà a dicembre se non riautorizzata dal Congresso. Attualmente, si stanno svolgendo discussioni sulla riforma e del FISA all’interno del Congresso. PCLOB continuerà a giocare un ruolo importante in queste discussioni.

 

L’EREDITÀ DI SNOWDEN

Le rivelazioni di Snowden hanno portato i cittadini a mostrarsi più cauti nelle loro attività digitali, portando a una maggiore consapevolezza sulla privacy e all’adozione di nuovi strumenti di crittografia e protezione delle informazioni. Tuttavia, l’altra faccia della medaglia è che le rivelazioni hanno portato negli USA a un aumento dell’auto-censura, per il timore della sorveglianza, con un impatto negativo sulla partecipazione democratica.

 

LA SORVEGLIANZA DI OGGI

Come afferma lo stesso Snowden, l’idea che dopo le sue rivelazioni ci sarebbe stato un cambiamento immediato e radicale è irrealistica. La lotta per il rispetto dei “sacri” limiti della privacy è un processo in corso, che richiede impegno e lavoro costante per il resto delle nostre vite e oltre, coinvolgendo anche le generazioni future. Le tecnologie si sono rapidamente evolute, consentendo ai governi di raccogliere e analizzare una mole sempre più ampia di dati personali. L’utilizzo quotidiano di dispositivi connessi, l’espansione del mondo digitale e la diffusione di tool AI-based hanno reso ancora più complesso il compito di proteggere la privacy degli individui. Il dibattito circa l’influenza e i potenziali rischi di un’assenza di contropoteri agli asseriti interessi di sicurezza nazionale è tutt’altro che sopito e dovrà essere mantenuto sempre vivo e attuale.

 

 

Leggi anche: “NSA, CISA ed FBI lanciano l’allarme degli attacchi ransomware

 

 


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I gadget segreti degli hacker

La valigetta del pirata contiene dispositivi hi-tech piccoli, anonimi e potenti, facilmente acquistabili anche su Amazon. Ecco la nostra selezione

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FLIPPER ZERO STARTER SET
TUTTO COMPRESO

Del Flipper Zero ne abbiamo parlato più volte. Questo che vi proponiamo è lo Starter Set, dove trovate anche la scheda Wi-Fi. Per chi non lo conoscesse, il Flipper Zero è in sostanza un gadget multiuso per pentester, geek, hacker etici e appassionati di hardware. È tascabile e racchiude una varietà di strumenti avanzati come RFID, RF, infrarossi, emulazione HID, GPIO, debug hardware e Bluetooth. È completamente autonomo e non richiede un computer o hardware esterno per funzionare. Tutto è gestito tramite un pulsante di navigazione a 5 direzioni e uno schermo LCD. Tuttavia, quando collegato a un computer o utilizzando le app Android e iOS incluse, può essere espanso, modificato e aggiornato secondo necessità.

Quanto costa € 253

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GEEEKPI RASPBERRY PI 5 8 GB STARTER KIT
E SI PARTE COSI’

Il Raspberry Pi 5 è un potente computer a scheda singola, perfetto per progetti avanzati e applicazioni che richiedono elevate prestazioni. Questa versione include un Raspberry Pi 5 con 8 GB di RAM, equipaggiato con una CPU ARM Cortex-A76 da 2,4 GHz e una GPU VideoCore VII da 800 MHz, che garantiscono prestazioni superiori fino a 2 o 3 volte rispetto al modello precedente, Raspberry Pi 4 Model B. Per garantire un funzionamento ottimale, il kit include un sistema di raffreddamento avanzato, con una ventola ultra silenziosa da 3510 e cuscinetti termici che permettono facilmente di mantenere la temperatura sotto controllo. La ventola è naturalmente controllabile tramite PWM, con il supporto del sistema operativo ufficiale Raspberry Pi, che consente anche di regolare la velocità in base alle proprie esigenze.


Quanto costa € 160

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STTWUNAKE
UNA COLLANA? MACCHÉ!

Il registratore intelligente con chip DSP di nuova generazione offre una riduzione del rumore avanzata. La batteria interna garantisce un’autonomia di circa 24 ore con una carica completa, mentre la memoria integrata è in grado di archiviare fino a 100 ore di registrazioni. L’uso del dispositivo è estremamente semplice: basta accendere l’interruttore di alimentazione per iniziare a registrare, e spegnerlo per salvare il file e terminare la registrazione. Inoltre, può essere indossato come una collana grazie alla catenina in acciaio inossidabile inclusa, trasformandosi in un elegante accessorio.

Quanto costa € 39,00

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Leggi anche: “Altri gadget dell’hacker


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La distro per le memorie flash

EasyOS è una distribuzione Linux leggera e user-friendly sviluppata da Barry Kauler, creatore di Puppy Linux. Si distingue per la distribuzione tramite file di immagine del disco, ottimizzati per l’uso su dispositivi di archiviazione flash. Include funzioni specifiche per ridurre le operazioni di scrittura, prolungando così la durata delle unità flash

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EasyOS è una distribuzione non convenzionale nata dal lavoro di Barry Kauler, noto per i suoi precedenti progetti Puppy Linux e Quirky Linux. Questo sistema operativo sperimentale incorpora diverse caratteristiche distintive che lo differenziano dalle distro tradizionali. L’architettura del sistema si basa sul concetto di containerizzazione. EasyOS permette, infatti, di eseguire applicazioni e persino interi ambienti desktop all’interno di container, gestiti attraverso un’interfaccia grafica chiamata Easy Containers. Questa scelta progettuale riflette una tendenza crescente nelle tecniche di distribuzione e isolamento del software. Una delle caratteristiche principali di EasyOS risiede nelle sue prestazioni. Il sistema opera principalmente nella RAM, il che si traduce in un avvio rapido delle applicazioni e nella reattività generale del sistema. Questo approccio, sebbene potenzialmente impegnativo per la memoria, mira a fornire un’esperienza utente fluida, particolarmente evidente con le applicazioni più pesanti.

Su https://easyos.org/ potete trovare, oltre a una panoramica della distribuzione, una serie di tutorial molto utili

 

Diversa dalle altre

EasyOS si discosta dalle pratiche di distribuzione standard per quanto riguarda il formato di distribuzione. Invece del tipico file ISO, viene distribuito come file immagine del drive destinato a essere scritto direttamente su un dispositivo di archiviazione come una chiavetta USB o un’unità SSD. È quindi necessario avere familiarità con la scrittura di immagini su dispositivi di archiviazione, il che potrebbe presentare una curva di apprendimento se siete abituati ai processi di installazione tradizionali che coinvolgono i file ISO. Il sistema operativo incorpora ottimizzazioni specifiche per l’uso delle unità flash. Per esempio, dispone di una funzione di salvataggio progettata per ridurre al minimo le operazioni di scrittura. Questo approccio può contribuire a prolungare la durata di vita delle memorie flash, che in genere hanno un numero limitato di cicli di scrittura rispetto ai dischi rigidi tradizionali. L’ultima release di EasyOS è la versione 6.0, che inaugura la serie Scarthgap. Prosegue la pratica di includere un numero molto elevato di pacchetti integrati, presentandone ora le versioni più recenti e mantenendo l’attenzione sulla facilità d’uso e sulla flessibilità. Potete trovare maggiori dettagli su questo sito.

L’ultima release di EasyOS è la versione 6.0, che inaugura la serie Scarthgap. La distro è proposta come immagine del drive da scrivere direttamente su una chiavetta USB o un’unità SSD


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Rilasciata SKUDONET v7.1.0

Nuove funzionalità e miglioramenti per supporto hardware, gestione della CPU e della memoria, prestazioni di rete e sicurezza per la Community Edition

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SKUDONET è una soluzione Open Source per il bilanciamento del carico e l’Application Delivery Control (ADC), progettata per ottimizzare la gestione del traffico e migliorare la sicurezza delle applicazioni Web e dell’infrastruttura IT. Offre una gamma di soluzioni di bilanciamento del carico che soddisfano diverse esigenze, tra cui opzioni virtuali, baremetal, hardware e basate su cloud. Garantiscono una distribuzione efficiente del traffico, migliorano le prestazioni delle applicazioni e mantengono un’elevata disponibilità. Inoltre, SKUDONET include solide funzionalità di cybersecurity come la protezione DDoS, i firewall per applicazioni Web e l’ispezione SSL/TLS. La piattaforma offre edizioni community ed enterprise. La prima è gratuita e adatta agli ambienti di test e sviluppo, mentre la seconda è progettata per la produzione su larga scala con funzionalità avanzate e capacità di automazione.

La gestione dei servizi locali e remoti permette di abilitare SNMP, configurare server DNS primari e secondari, impostare server NTP e gestire i certificati SSL tramite Let’s Encrypt

Una nuova uscita con tanti miglioramenti

SKUDONET ha lanciato la sua Community Edition 7.1.0, un aggiornamento significativo basato su Debian 12 con Kernel 6.1.90 LTS. Questa versione introduce un supporto hardware potenziato, una migliore gestione della CPU e della memoria e prestazioni di rete superiori, oltre a rafforzare le funzioni di sicurezza. L’introduzione del DHCP per NIC e VLAN semplifica la gestione della rete, mentre il supporto di Fully Qualified Domain Names (FQDN)
come IP di backend nelle farm HTTP aumenta la flessibilità. L’aggiunta della direttiva TLSv1.3 si allinea ai più recenti protocolli di sicurezza, garantendo una maggiore protezione delle comunicazioni criptate. I miglioramenti dei log e le librerie SSL aggiornate potenziano il monitoraggio e la sicurezza del sistema, offrendone una migliore comprensione e una protezione più solida. La release include anche profili reverse proxy più flessibili, che consentono configurazioni più personalizzate per adattarsi a diversi ambienti di rete. Le correzioni di bug di questa
versione garantiscono un funzionamento efficiente del software, riducendo al minimo i tempi di inattività e migliorando le prestazioni complessive. Per ulteriori informazioni sulle novità dell’ultima release, visitate questo sito.

 

 

leggi anche: “Debian 12 bookworm è qui!

 

 

 

 


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La memoria del PC è tutto

Uno dei motivi per cui il sistema funziona male è la mancanza di RAM. Scoprite come estrarne il più possibile senza doverne aggiungere

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Ottimizzare l’uso della memoria RAM in Linux può contribuire a migliorare le prestazioni del sistema senza dover acquistare moduli aggiuntivi. Anzitutto dovete identificare i processi che consumano molta memoria. Per farlo, utilizzate strumenti come top, htop o free. Con top:
top:

Quindi osservate la colonna %MEM per vedere l’utilizzo della memoria di ciascun processo. Potete poi anche verificare semplicemente la quantità di memoria libera nel sistema usando:
free -m:

Questo comando mostra la memoria totale, utilizzata e libera in megabyte. Dopodiché, la chiusura delle applicazioni non utilizzate può liberare quantità significative di RAM. Questo include quelle in background che potrebbero non essere immediatamente visibili. Alcuni programmi partono automaticamente all’avvio del computer: disabilitandoli si può risparmiare memoria e abbiamo visto come farlo in Aiuto, è tutto lento!. Potete poi sostituire le applicazioni che richiedono molta memoria con alternative più leggere. Per esempio, utilizzate Featherpad invece di LibreOffice Writer per la semplice modifica del testo, o Midori invece di Firefox per la navigazione Web. Rimanendo, però, nell’ambito delle modifiche di sistema, potete provare ad aumentare lo spazio di swap. Può aiutare il sistema a  gestire carichi di lavoro maggiori, fornendo memoria virtuale aggiuntiva. Controllate quindi lo spazio di swap attuale:
swapon –show

Create ora un nuovo file di swap:
sudo fallocate -l 4G /swapfile # Crea un file di swap

sudo chmod 600 /swapfile

sudo mkswap /swapfile

sudo swapon /swapfile

Rendete quindi permanente il file di swap aggiungendo la seguente riga a /etc/fstab:
Anc/swapfile none swap sw 0 0

 

Con top avete un’idea immediata dei processi in esecuzione ma anche della quantità di RAM usata, in modo da poter pianificare meglio

 

Modifiche avanzate

ZRAM crea un dispositivo a blocchi compresso nella RAM, che può essere utilizzato per lo swap o semplicemente come filesystem temporaneo. Questo può essere più efficiente dell’uso di uno swap tradizionale su disco. Installate anzitutto zram-tools in questo modo:
Ancsudo apt install zram-tools

Ora create o modificate /etc/default/zramswap e configurate la dimensione della ZRAM e l’algoritmo di compressione, dopodiché avviate ZRAM:
Ancsudo systemctl enable zramswap

sudo systemctl start zramswap

Un’altra soluzione ancora riguarda ottimizzare il filesystem e le cache. L’uso di filesystem ottimizzati per le prestazioni e la gestione delle cache può contribuire, infatti, a migliorare l’utilizzo della memoria. Per cancellare la cache usate il seguente comando:
sudo sysctl -w vm.drop_caches=3

Poi regolate la swappiness: controlla l’aggressività con cui il kernel scambia la memoria. Valori più bassi riducono lo swapping:
sudo sysctl vm.swappiness=10

Infine, il demone Early OOM (Out of Memory) aiuta a recuperare le condizioni di bassa memoria prima che il sistema diventi non reattivo. Installate quindi Early OOM in questo modo:
sudo apt install earlyoom

Dopodiché abilitatelo:
sudo systemctl enable earlyoom

sudo systemctl start earlyoom

 

 

Leggi anche: “Come fare a capire che computer avete

*illustrazione articolo progettata da  Freepik

 


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Aiuto, il mio sistema è lento!

La rimozione di servizi e demoni non necessari in Linux può liberare risorse di sistema e migliorare le prestazioni.

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Selezionando e disattivando con cura i servizi non necessari, è possibile ottimizzare le prestazioni del sistema e ridurre l’utilizzo della memoria, rendendo l’esperienza Linux più efficiente e reattiva. Questo è un lavoro che dovrete in larga parte fare a mano ma vi daremo più in basso alcuni esempi di servizi che potrebbero non servirvi. Anzitutto, per elencare tutti i servizi abilitati, utilizzare il comando systemctl:

systemctl list-unit-files –state=enabled

Questo comando visualizza tutti i servizi abilitati e lanciati all’avvio. Esaminate quindi l’elenco e identificate quelli non necessari. I più comuni presenti su un tipico sistema desktop possono includere quelli per i protocolli di rete che non si usano, come NFS, o per l’hardware che non si possiede, come il Bluetooth. Una volta identificato un servizio non necessario, è possibile disabilitarlo usando systemctl. Anzitutto, arrestate il servizio in esecuzione:

sudo systemctl stop <nome_servizio>

Sostituite, ovviamente, <nome_servizio> con il nome del servizio che volete disabilitare. Infine, disabilitatelo con il seguente comando (non viene più avviato all’avvio del sistema):

sudo systemctl disable <nome_servizio>

Se volete garantirvi che un servizio non possa essere avviato manualmente o da un altro servizio, è possibile mascherarlo in questo modo:

sudo systemctl mask <nome_servizio>

Infine, potete verificare che un servizio sia disabilitato e non in esecuzione, utilizzando:

systemctl status <nome_servizio>

 

Scegliere cosa disabilitare

Come dicevamo, quello che non vi serve più si può disabilitare, ma solo voi sapete cosa non vi serve. Per esempio, se non si ha bisogno di funzionalità di stampa è possibile eliminare CUPS:

sudo systemctl stop cups

sudo systemctl disable cups

Se invece non vi serve interagire con rete di altri sistemi come quelli Apple, potete disabilitare Avahi (Zeroconf Network Discovery):

sudo systemctl stop avahi-daemon

sudo systemctl disable avahi-daemon

Infine, siamo abbastanza sicuri che anche il modem non sia più utilissimo alla maggior parte delle persone, quindi potete eliminare il Modem Manager:

sudo systemctl stop ModemManager

sudo systemctl disable ModemManager

Naturalmente, dovete fare attenzione a cosa disabilitate, perché alcuni servizi possono sempre tornarvi utili e non averli disponibili all’avvio può crearvi problemi in un distante futuro in cui non ricordate più di averli disabilitati… Però, per esempio, tutti i servizi legati ai portatili, come Power Management and Notebook Tools (tlp) possono essere abbastanza tranquillamente disabilitati se usate un desktop.

 

Non basta ancora

GNOME Tweaks, noto anche come GNOME Tweak Tool, è un’utility per l’ambiente desktop GNOME che consente agli utenti di modificare varie impostazioni avanzate e di personalizzare l’interfaccia di GNOME al di là di quanto è possibile fare con l’applicazione standard Impostazioni. La cosa più importante, in questo contesto, è che è possibile usarlo per alleggerire il sistema. Anzitutto, se GNOME Tweaks non è già installato sul vostro sistema, potete installarlo usando il seguente comando:

sudo apt install gnome-tweaks

Una volta installato, è possibile lanciare GNOME Tweaks dal menu delle applicazioni cercando “Tweaks” o tramite la riga di comando:

gnome-tweaks

Disattivare le animazioni può rendere l’ambiente desktop più veloce. Per farlo, in GNOME Tweaks, andate alla scheda Generale. Trovate Animazioni e disattivatelo. Potete anche semplificare la visualizzazione dei font per rendere il sistema più reattivo. L’uso di caratteri più semplici può, infatti, ridurre leggermente il carico grafico. Per farlo, andate alla scheda Font. È possibile ridurre le opzioni Hinting e Antialiasing per ottenere un leggero aumento delle prestazioni. Anche la regolazione degli effetti delle finestre e di altre impostazioni visive può migliorare ulteriormente le prestazioni. Nella scheda relative alle finestre, scegliete di staccare le finestre modali: questo può ridurre l’overhead grafico quando si interagisce con tali elementi visivi.

 

 

*illustrazione articolo progettata da  Freepik

 

 


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