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Hacker anticipa i nuovi aggiornamenti dei modelli Tesla
Tesla si sta preparando a lanciare nuovi aggiornamenti hardware, inclusi nuove batterie modello S e modello X, un nuovo aggiornamento delle sospensioni e altro ancora, basato sul nuovo codice trovato da un hacker conosciuto con il nickname di Green.
Di seguito il twit sui nuovi aggiornamenti hardware basati sulle informazioni rilasciate negli ultimi aggiornamenti software di Tesla.
New hardware incoming.
Integrated inductive phone charger (Qi) for S/X cars.
Two new S/X battery types in several configs (not yet sure of the capacity – TBD)
new lumbar (so new seats?)
New charge port type.
New suspension version.
I would speculate all these are imminent 1/— green (@greentheonly) January 25, 2020
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Un sito ogni 100 contiene minacce
Il rapporto redatto da FlashStart intende offrire linee guida rispetto alle principali insidie che nascondono alcuni siti Web, ai Paesi da cui arrivano gli attacchi, alle minacce più ricorrenti che hanno origine da un semplice clic su un link non verificato.

Un sito bloccato ogni 50 e, tra questi, uno ogni due contenente pericoli per la sicurezza: sono questi alcuni dei principali numeri che emergono dal Report sulle minacce informatiche redatto da FlashStart realtà italiana leader nelle soluzioni di filtraggio DNS, la cui piattaforma è oggi presente in più di 150 Paesi, proteggendo ogni giorno la navigazione di 25 milioni di utenti e 12mila tra aziende, scuole ed enti governativi. Esperienza sul campo La ricerca è nata proprio dai risultati ottenuti sul campo da FlashStart. Per esempio, tra le circa 280 miliardi di richieste di accesso ai siti gestite dal filtro DNS di FlashStart negli ultimi 6 mesi dello scorso anno, il totale dei blocchi è stato di poco superiore a 6 miliardi, con una media di un sito bloccato ogni 50 richieste di accesso gestite. Circa la metà di questi siti bloccati (48,5%) conteneva una minaccia, sventata dal filtro DNS. Rispetto alle tipologie di minacce, la principale risulta essere rappresentata dalle botnet, ovvero reti di bot, presenti nell’80% dei siti che contenevano una minaccia per la sicurezza. Seguono, a grande distanza, malware, malicious activity non classificabili in pericoli noti, phishing e trojan. Interessante anche la provenienza geografica: sono Cina (spesso con spyware) e Stati Uniti (molte botnet) i Paesi che ospitano più siti da bloccare e da cui proviene il maggior numero di minacce.
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App con lo spyware dentro
SpinOk minaccia la privacy degli utenti Android attraverso giochi e applicazioni presenti nel catalogo di Google Play

Doctor Web, una società specializzata in sicurezza informatica, ha rilevato una nuova minaccia per gli utenti di dispositivi Android: Android.Spy.SpinOk, un modulo dannoso integrato in diverse app e giochi disponibili nel Play Store di Google. Secondo quanto riferito, pare sia in grado di raccogliere e trasferire dati personali sensibili degli utenti agli aggressori, nonché di sostituire e caricare il contenuto degli appunti su un server remoto. Android.Spy.SpinOk si presenta come uno strumento di marketing che offre agli utenti mini-giochi, un sistema di attività ed estrazioni a premi. Ma dietro questa facciata innocua, stabilisce una connessione con un server di comando e controllo e invia informazioni tecniche sul dispositivo infetto, tra cui dati provenienti dai sensori come il giroscopio e il magnetometro. Inoltre, Android.Spy.SpinOk carica banner pubblicitari nella WebView con collegamenti arbitrari ricevuti dal server. Tali elementi grafici contengono codice JavaScript che può accedere ai file e agli appunti presenti sul dispositivo dell’utente. Di conseguenza, gli aggressori possono rubare informazioni riservate come password, numeri di carta di credito, documenti e altro ancora.
Ecco la top ten dei programmi più popolari in cui è stato rilevato l’SDK trojan Android.Spy.SpinOk:
- Noizz: editor video con musica (almeno 100.000.000 di installazioni),
- Zapya- Trasferimento, condivisione di file (almeno 100.000.000 di installazioni; il modulo trojan era presente dalla versione 6.3.3 alla versione 6.4 ed è assente nella versione attuale 6.4.1),
- VFly: video editor&video maker (almeno 50.000.000 di installazioni),
- MVBit – MV video status maker (almeno 50.000.000 di installazioni),
- Biugo: video maker&video editor (almeno 50.000.000 di installazioni),
- Crazy Drop (almeno 10.000.000 di installazioni),
- Cashzine – Earn money reward (almeno 10.000.000 di installazioni),
- Fizzo Novel – Reading Offline (almeno 10.000.000 di installazioni),
- CashEM:Get Rewards (almeno 5.000.000 di installazioni),
- Tick:watch to earn (almeno 5.000.000 di installazioni).
La lista completa delle app può essere consultata al seguente link.
Leggi anche: App che rubano la password di Facebook
*illustrazione articolo progettata da Freepik
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Il malware che blocca la rete elettrica
Mandiant scopre COSMICENERGY, una vulnerabilità creata per causare interruzioni alla rete elettrica

Mandiant ha pubblicato una ricerca a seguito della scoperta di un nuovo malware specializzato per i sistemi OT, chiamato COSMICENERGY. A seguito di indagini e valutazioni, Mandiant ritiene che questo malware sia stato progettato per causare interruzioni dell’energia elettrica, interagendo con le unità terminali remote (RTU), comunemente utilizzate nelle operazioni di trasmissione e distribuzione elettrica in Europa, Medio Oriente e Asia. Il malware pare sia stato creato da un contractor di Rostelecom-Solar, una società russa di cyber security, come parte di uno strumento di red teaming per simulare esercitazioni di interruzione di energia. Secondo fonti pubbliche, Rostelecom-Solar nel 2019 ha ricevuto una sovvenzione da parte del governo russo per iniziare a formare esperti di sicurezza informatica e condurre esercitazioni di interruzione di energia elettrica e di risposta alle emergenze.
L’analisi del malware e delle sue funzionalità rivela che:
- COSMICENERGY è paragonabile, per quanto riguarda le capacità, a INDUSTROYER e INDUSTROYER.V2;
- COSMICENERGY presenta notevoli somiglianze tecniche con altre famiglie di malware OT, tra cui IRONGATE, TRITON e INCONTROLLER;
- Questa scoperta suggerisce che le barriere per limitare le attività offensive delle minacce OT si stanno pericolosamente abbassando.
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Così gli smart speaker aiutano i ladri
Utilizzando frequenze inudibili dagli esseri umani è possibile inviare comandi potenzialmente pericolosi.

Smart speaker, così come altri dispositivi dotati di microfono, sono prodotti a rischio: un team di ricercatori delle università del Texas e del Colorado ha difatti dimostrato come sia possibile inviare comandi vocali sfruttando frequenze non udibili dagli esseri umani, ma captati dai loro microfoni. L’attacco, chiamato NUIT (Near-Ultrasound Inaudible Trojan) funziona con tutti i principali assistenti digitali, ovvero Amazon Alexa, Google Assistant, Apple Siri e Microsoft Cortana: basta un audio con frequenza compresa tra 16 e 20 kHz (ad esempio durante la riproduzione di un video da YouTube o altra piattaforma) per far eseguire dei comandi all’assistente digitale senza che l’utente se ne accorga, e questo potrebbe essere un grosso problema se l’assistente è collegato al sistema di allarme o a meccanismi di apertura di porte o finestre (potete trovare su YouTube un video esplicativo su questa tipologia di attacco). I ricercatori descrivono così sul loro sito il lavoro condotto: “NUIT è un nuovo attacco impercettibile contro gli assistenti vocali (Siri, Google Assistant, Alexa, Cortana) che può essere condotto da remoto tramite Internet”. Purtroppo al momento, a parte Siri, nessun altro assistente può limitare l’esecuzione dei comandi su una voce specifica.
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Guai per gli smartphone Samsung e Google
Un malintenzionato potrebbe eseguire qualsiasi codice sui device all’insaputa dell’utente.

Project Zero, il team di ricerca sulla sicurezza di Google ha scoperto che i modem Samsung Exynos, utilizzati su diversi modelli della serie Galaxy, sui Pixel 6 e 7 con chip Tensor, sui dispositivi mobile Vivo, sui Galaxy Watch4 e 5 e su tutti i veicoli che utilizzano il chipset Exynos Auto T5123, soffrono di vulnerabilità zero-day che permettono l’esecuzione di codice da remoto da parte di un qualunque malintenzionato; basta solo che questi conosca il numero di telefono della potenziale vittima.
Al momento, Google ha introdotto delle patch per i Pixel con l’aggiornamento di sicurezza rilasciato il mese scorso; anche Samsung ha rilasciato degli aggiornamenti, ma ancora non tutti i prodotti coinvolti sono stati patchati. Per essere sicuri di essere protetti da eventuali attacchi è possibile soltanto disattivare le chiamate Wi-Fi e Voice-over-LTE (VoLTE) nelle impostazioni.
Leggi anche: Microsoft pubblica una patch per correggere 6 vulnerabilità Windows
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Telegram? Un supermercato per pirati!
Lo dice Kaspersky, che ha individuato veri e propri market per servizi di phishing.

Kaspersky ha individuato su Telegram una fiorente community che offre servizi di phishing, sia gratuiti che a pagamento, con pacchetti di Phishing-as-a-service offerti a un costo variabile tra i 10 e i 300 dollari e pensati per rubare sia dati personali che denaro. I suggerimenti offerti per difendersi sono i classici: basta imparare velocemente a non diffondere i propri dati, osservare con cura le email e non lasciarsi ingannare dai toni allarmistici di alcune di esse, ma anzi dubitare sempre della loro bontà e verificare gli indirizzi in esse contenuti. Evitiamo anche le connessioni non sicure (ad esempio le Wi-Fi pubbliche), sulle quali la sicurezza è inferiore e per i cybercriminali è semplice reindirizzare la navigazione degli utenti verso siti di phishing. Infine, verifichiamo sempre che i siti bancari siano veicolati tramite connessione HTTPS (e ovviamente non forniamo mai dati per email o chat Telegram!). Kaspersky ha rilevato negli ultimi sei mesi oltre 2,5 milioni di URL generati dai kit di phishing offerti su Telegram.
Leggi anche: Telegram per macOS a rischio!
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Il tool che libera i dati “sequestrati”
Buone notizie per le vittime di attacchi ransomware che da oggi avranno a disposizione un nuovo decryptor gratuito per il recupero dei dati.

CyberArk è la società che ha effettivamente sviluppato e pubblicato il decryptor White Phoenix grazie al quale le vittime di attacchi ransomware avranno a disposizione uno strumento per il recupero, anche se parziale, dei propri file. Lo sviluppo è finalizzato principalmente alla decrittazione dei dati ai quali è stata applicata la cosiddetta “crittografia discontinua”. Ricordiamo che con la crittografia discontinua, i dati di origine sono suddivisi in determinati blocchi, che vengono crittografati uno per uno a un certo intervallo. Gli esperti di CyberArk sono riusciti a recuperare con successo sia file PDF che altri formati di dati, inclusi i file che funzionano come archivi ZIP. Questi file includono documenti Word (docx, docm, dotx, dotm, odt), Excel (xlsx, xlsm, xltx, xltm, xlsb, xlam, ods) e PowerPoint (pptx, pptm, ptox, potm, ppsx, ppsm, odp). Il ripristino di questi tipi di file si ottiene utilizzando un tool di compressione dati, come 7zip, e un editor esadecimale per estrarre file XML non crittografati di documenti danneggiati.
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