I ricercatori hanno dimostrato come i segnali sonici e ultrasonici (non udibili dall’uomo) possono essere utilizzati per causare danni fisici ai dischi rigidi semplicemente riproducendo suoni ultrasonici attraverso lo speaker del computer di destinazione o sfruttando un altoparlante vicino al dispositivo target.
Una ricerca simile è stata condotta scorso anno da un gruppo di ricercatori della Princeton e della Purdue University, che hanno dimostrato un attacco denial-of-service (DoS) contro le HDD sfruttando un fenomeno fisico chiamato risonanza acustica.
Dato che le HDD sono esposti a vibrazioni esterne, i ricercatori hanno dimostrato come segnali acustici appositamente predisposti possano causare vibrazioni significative nei componenti interni dell’HDD, il che porta infine a guasti nei sistemi che fanno affidamento sull’HDD.
Sfruttando la vulnerabilità di questa unità disco, i ricercatori hanno dimostrato come gli hacker potrebbero eseguire attacchi reali di successo contro gli HDD presenti nei sistemi TVCC (a circuito chiuso) e nei computer desktop.
“Un utente malintenzionato può sfruttare gli effetti delle vulnerabilità del disco rigido per lanciare conseguenze a livello di sistema, come l’arresto anomalo di Windows su un laptop utilizzando l’altoparlante incorporato e impedire ai sistemi di sorveglianza di registrare video“, si legge nel documento di ricerca.
Questi attacchi possono essere eseguiti utilizzando un altoparlante esterno nelle vicinanze o tramite gli altoparlanti incorporati del sistema di destinazione, inducendo l’utente a riprodurre un suono dannoso collegato a un’e-mail o a una pagina Web.
Nel loro set-up sperimentale, i ricercatori hanno testato interferenze acustiche e ultrasoniche contro vari HDD di Seagate, Toshiba e Western Digital e hanno scoperto che le onde ultrasoniche impiegavano solo 5-8 secondi per indurre errori.